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Scripta manent

Vi è mai capitato di dire Verba volant, scripta manent (Le parole volano, gli scritti rimangono)ad una persona, forse per sollecitare una persona che parla ma non conclude nulla, o per sottolineare l’importanza della parola scritta? Vi sorprenderà allora sapere che quando Tizio Caio lo pronunciò più di duemila anni fa il senato intese allora molto verosimilmente un’altra cosa. Era infatti un elogio alla voce umana, alla leggerezza ed alla mobilità di cui sono dotate le parole, in confronto alla pesantezza ed alla fissità dello scritto, e richiamava la profonda diffidenza che prima Socrate e poi Platone nutrirono nei confronti della scrittura. Ricordiamo alcuni passi del Fedro

La scoperta della scrittura avrà l’effetto di produrre la dimenticanza nelle anime che l’impareranno, perché, fidandosi della scrittura, queste si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da sé medesime.

La scrittura, davvero come la pittura, ha qualcosa di terribile (deinon): infatti la sua progenie ci sta davanti come se fosse viva, ma, se le si chiede qualcosa, rimane in un maestoso silenzio. Allo stesso modo fanno i discorsi (logoi): si crederebbe che parlassero, come se pensassero qualcosa, ma se per desiderio di imparare si chiede loro qualcosa di quello che dicono, comunicano una cosa sola e sempre la stessa. E una volta messo per iscritto, ogni discorso circola per le mani di tutti, tanto di chi l’intende quanto di chi non c’entra nulla, né sa a chi gli convenga parlare e a chi no. Prevaricato e offeso ingiustamente, ha sempre bisogno dell’aiuto del padre perché non è capace né di difendersi né di aiutarsi da sé.

Ma forse è meglio non iniziare con un dibattito sul conflitto tra oralità e scrittura nella classicità. Dopotutto il tempo ha fatto il suo corso e l’evoluzione culturale ha imposto questo nuovo significato. Ma anche se è passato il tempo in cui le imprese di Achille e le macchinazioni di Agamennone venivano trasmesse oralmente,  il tempo in cui la lettura e la scrittura erano per pochi, il tempo in cui Agostino si stupiva nel vedere Ambrogio leggere senza effettivamente leggere, quel significato era già presente in quelle parole nel momento in cui furono dette: non per nulla li chiamiamo classici.

Dove ero rimasto? Al nuovo significato, che assomiglia molto al  “Mettere nero su bianco” che noi diciamo oggi come lo diceva Manzoni 200 anni fa, con lo stesso significato.

– Son venticinque berlinghe nuove, di quelle col sant’Ambrogio a cavallo, – disse Tonio, levandosi un involtino di tasca.
– Vediamo, – replicò don Abbondio: e, preso l’involtino, si rimesse gli occhiali, l’aprì, cavò le berlinghe, le contò, le voltò, le rivoltò, le trovò senza difetto.
– Ora, signor curato, mi darà la collana della mia Tecla.
– È giusto, – rispose don Abbondio; poi andò a un armadio, si levò una chiave di tasca, e, guardandosi intorno, come per tener lontani gli spettatori, aprì una parte di sportello, riempì l’apertura con la persona, mise dentro la testa, per guardare, e un braccio, per prender la collana; la prese, e, chiuso l’armadio, la consegnò a Tonio, dicendo: – va bene?
– Ora, – disse Tonio, – si contenti di mettere un po’ di nero sul bianco.
– Anche questa! – disse don Abbondio: – le sanno tutte. Ih! com’è divenuto sospettoso il mondo! Non vi fidate di me?

La scrittura non è solo questione di fiducia, è questione di responsabilità. Il difetto che i greci, all’alba della scrittura avevano visto, l’immobilità e la fissità, è diventato un pregio per noi: le parole vengono dette, riferite, modificate e dimenticate. Gli scritti rimango, possono essere stampate e ristampate, e, grazie alla potenza di internet, possono veramente viaggiare alla velocità del pensiero, volare più velocemente delle parole.

Grazie ad internet in generale, possiamo prendere il meglio delle due realtà, ottenere al tempo stesso la fissità, prendendoci le nostre responsabilità, e la mobilità, per cui speriamo che la rete ci aiuti. Grazie al blog risolveremo il problema posto da Platone come l’ha fatto lui, col dialogo: per questo sarete liberi di rispondere, commentare, approvare e disapprovare, fintanto che vi ricorderete che i vostri “scripta manebunt” solo se la vostra responsabilità sarà con essi.

Discussione

3 pensieri su “Scripta manent

  1. Qui Radio Londra

    L’Unno sta ancora a Valeggio sul Mincio. Attenti! C’è ancora chi vuole tutti per l’unno e l’unno per tutti.
    Occorre presto un Leone Magno.

    Pubblicato da www.uomodellastrada.it | 30 agosto 2010, 18:47
  2. Gentilissimi,

    mi chiamo Gianluca e leggo spesso con grande interesse gli articoli che pubblicate sul vostro sito.

    Scrivo per passione con lo pseudonimo di Josè Pascal (figlio del fù Mattia Pascal e Ederì Buendìa discendente del grande colonnello Aureliano Buendía) e gestico un blog dal titolo “In parole semplici”. Lo definisco come “una scatola di latta virtuaculturale dove vengono custoditi pensieri, ricordi, immagini, suoni e semplici storie”.

    Con grande piacere vi chiedo di diffondere ai vostri lettori questa iniziativa culturale.
    Vi ringrazio per la vostra attenzione e vi auguro una buona settimana.

    Lo pseudo lettore scrivente
    Josè Pascal

    In parole semplici – Scatola di latta virtuaculturale
    http://parolesemplici.wordpress.com
    http://twitter.com/parolesemplici

    “Meglio emulare il folklore dei belli, le usanze dei ricchi, di coloro che ostentano in tutto, i vincenti di turno, che il pianeta lo strapazzano senza nemmeno accorgersene e non riescono neanche a guardare al di là del proprio naso (per dirla alla Mary Poppins!)” – da Lettera a Sussi di Josè Pascal-

    Pubblicato da parolesemplici | 25 ottobre 2010, 09:21
  3. Vedi Eugéne che ora ti tocca cambiare l’immagine pure sul blog, con look up-to-date! 😉

    Un saluto!
    LA

    Pubblicato da Lucio Anneo | 1 febbraio 2011, 16:23

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