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Racconti e prosa, Storia

La peste nella descrizione di Manzoni: rivelatrice


Nei romanzi cavallereschi del Quattrocento si trovava sempre un personaggio, un oggetto od un evento che fungeva da motore delal centrifuga di valorosi eroi e gentili dame. Nei “Promessi Sposi” un ruolo simile è svolto da da Don Rodrigo, causa della diaspora di Renzo, Lucia e Fra Cristoforo, in antitesi troviamo la peste, l’evento con il quale tutti i personaggi si confrontano, nella cui tragedia si sciolgono le fila delle trame del romanzo e nella cui miseria si rivelano le verità dei personaggi e delle istituzioni.

Nella peste Don Rodrigo si rivela quale è: un pazzo sciagurato; e, di fronte al padrone infermo, Griso non esita ad interrompere unilateralmente, il legame che lo teneva avvinto come un cane; ma assieme allo scempio che poté fare del suo potere ed alle sue ricchezze, depredò anche la sua sfortuna e morì, appestato, senza aver mai conosciuto la libertà.

Nella peste si perse Don Ferrante, protettore di Lucia, vano intellettuale di un secolo tutto improntato  al fasto ed alla pompa, tanto convinto che fosse un’influenza astrale, per nulla contagiosa.

Nella peste muore Fra Cristoforo, mentre liberamente si metteva a disposizione degli ultimi e degli afflitti, sicuro di prendere su di sé la loro afflizione, ma convinto che nel condividere il giogo altrui risiedesse l’umanità.

Nella peste muore perpetua, muore Cecilia, muore metà della popolazione di Milano ma pure si salvano tanti, Renzo e Lucia in primis, non certo per capacità loro. Nel mezzo del dolore e della disperazione incontrano il caro frate e riescono, sani e finalmente salvi, a coronare il loro amore, ringraziando la divina provvidenza che tutto ha reso possibile, direttamente e indirettamente, per mano di persone come il Cardinale, i frati cappuccini ma anche i tanti umili che al bisogno hanno saputo dare il loro prezioso aiuto.

Agli altri che non hanno ricevuto aiuto va la nostra compassione, alla madre che depone la figlia sul carro dei monatti, alla moglie che li paga per portare il marito alla fossa comune, ai tanti che muoiono accasciati per terra, sulle strade, o peggio bruciati, ingiustamente ritenuti fautori di un male, quando invece lo patiscono come tutti.

Nella peste si rivela l’inefficienza dello Stato, l’incompetenza dei funzionari e la vacuità delle commissioni, ma essa si costituisce soprattutto come dramma morale e sociale, che non risparmia tanto Don Rodrigo quanto Cecilia, ma mette in risalto la torbidezza dell’uno e la purezza dell’altra.

Discussione

2 pensieri su “La peste nella descrizione di Manzoni: rivelatrice

  1. Leggendo il contributo che arricchisce la comprensione di quel periodo in cui l’effetto sulla popolazione Leggendo (https://manentscripta.wordpress.com/2011/01/19/la-peste-nella-descrizione-di-manzoni/) il contributo che arricchisce la comprensione di quel periodo in cui l’effetto sulla popolazione europea fu una mortalità di oltre un terzo dei viventi, seguita poi da una endemizzazione della malattia con recrudescenze tra i 10 ed i 20 anni, mi viene da aggiungere qualcosa che aiuta a meglio comprendere le implicazioni sanitarie, relazionali e sociali prodotte dalla epidemia.
    Sul piano sanitario, la medicina ufficiale si rivelò totalmente inadeguata a fronteggiare la situazione e tale inefficacia fu determinata sia dal fatto di essere in un’era pre antibiotica, sia da una sua estrazione ippocratica e galenica mediata dalla logica e dalla filosofia finalistica di derivazione aristotelica. La medicina ufficiale era caratterizzata dal principio di curare una malattia con il suo contrario (contraria contrariis). Tale principio era praticamente inapplicabile perché mancava la comprensione del nesso causale tra le manifestazioni cliniche e la loro origine. I concetti di microrganismo patogeno e di malattia infettiva e diffusiva erano infatti ancora lontani dall’essere solo concepiti tanto che si dovrà attendere il 1553 per una prima intuizione ad opera di Fracastoro ed ancora altri trecento anni perché queste acquisizioni diventino parte del bagaglio medico.
    Le persone dunque si ammalavano e morivano in pochi giorni e non si poteva fare nulla. Salassi, purghe e abituali rimedi nulla potevano contro la malattia e l’unica difesa era la fuga e l’allontanamento dai malati. Le persone morivano in modo esponenziale anche tra le fasce più giovani della popolazione e ciò comportò anche la distruzione delle fondamenta dell’intero tessuto sociale.
    Sul piano dei rapporti umani, quindi, si assistette al prevalere della logica del ‘si salvi chi può’ che fece saltare ogni legame e vincolo di solidarietà sociale. Del resto, si intuiva come i contatti tra gli individui facilitassero il diffondersi della malattia ma quale fosse il motivo che la generasse rimaneva in uno spazio oscuro che si prestava ad ogni genere di congettura e permetteva ogni tipo di abusi.
    Continua ……

    Pubblicato da maurizio giannelli | 11 febbraio 2011, 00:21
  2. yeeee

    Pubblicato da mino | 1 marzo 2012, 19:19

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